Anselm Grun

IL MIO SUPER-IO E LA FELICITÀ DESCRITTA NEI VANGELI

Platone, il grande filosofo greco, ha pronunciato questa frase: «Tutti gli uomini vogliono essere felici» .

Gesù ha risposto a tale desiderio nostalgico di felicità enunciando otto Beatitudini, che si tengono insieme come i fili della stessa corda… Dobbiamo seguire questo cammino, per fare l’esperienza della felicità. Dio non promette un mondo sano, guarito, ma propone un cammino di saggezza verso una vita ben riuscita, verso la felicità, in mezzo alle turbolenze e ai conflitti della vita. Dio non consegna la felicità su un vassoio. La felicità non è sentirmi sempre contento, ma essere in armonia con me stesso. Arriverei a dire che è un’arte di imparare la felicità anche nell’infelicità. Con ciò, si tratta anche di confrontarsi con la sofferenza e con l’oscurità.

E quando Gesù dice: «Beati voi che ora piangete», ci invita a piangere la mediocrità della nostra vita, i sogni infranti, per raggiungere il fondo dell’anima e scoprirvi nuove possibilità, per trovare Cristo in fondo alla nostra anima. Gesù dice anche: «Beati i perseguitati a causa della giustizia» . Per lui i conflitti, le dispute, sono importanti. Gregorio di Nissa, teologo del IV secolo, interpreta questa Beatitudine a partire dallo sport. Dice: «Se vuoi correre i mille metri, cerca altre persone che corrano con te, in modo da andare più veloce».

Paradossalmente la malattia, l’infelicità e la morte sono altri 'corridori' che ci pungolano, ci stimolano a precipitarci verso Dio in modo ancora più chiaro e determinato.

Tutto quello che ci succede, nel bene e nel male, può condurci allo scopo autentico della nostra vita.

È questa la felicità che Gesù ci mostra: non una felicità a buon mercato, ma una felicità per la quale dobbiamo darci un po’ da fare. In tale cammino è difficile sapere con certezza assoluta se sto facendo la volontà di Dio. Ma ci sono criteri per discernere se è, o non è, così. Per i monaci di un tempo, un criterio importante era che la volontà di Dio libera in me la pace, la vitalità, la libertà e l’amore. Per capirlo, posso tendere l’orecchio verso ciò che accade in fondo a me stesso. Quando avverto giustizia e pace, allora sono nella volontà di Dio.

Quando esigo troppo da me stesso, quando stringo i pugni, è invece la volontà del mio super- io a spingermi a inseguire la perfezione. Poiché fare tutto in maniera perfetta non è sempre fare la volontà di Dio, ma dare soddisfazione al mio orgoglio.

Anselm Grün

padre benedettino dell'abbazia di Münsterschwarzach

Estratto da Avvenire, domenica 29-11-09