Il regno oscuro... secondo Biffi

Il regno oscuro... secondo Biffi

Non si capisce l’indole caratteristica del disegno eterno di Dio, se non si coglie la sua valenza redentiva: il progetto di Dio è un progetto di liberazione dell’uomo dal male; e dunque è un progetto che fa posto anche all’esistenza del male e la suppone. Il Signore Gesù, nel quale tutte le cose trovano il loro capo e la loro consistenza, è stato pensato e voluto come “redentore”. San Paolo sviluppa questo cenno dell’inno nei versetti del secondo capitolo che sono stati adesso letti. In essi noi troviamo una rassegna rapida ma completa di tutto ciò che entra a costituire il “regno del male”: i peccati personali (“paràptoma” e “amartìa”), «le voglie della carne» e i «desideri cattivi» (cioè le inclinazioni tipiche dell’uomo nella misura in cui non è rinnovato da Cristo), il peccato originale (“fysei”, “per natura figli d’ira”, cioè costituzionalmente e nativamente meritevoli di condanna), il “mondo” (anzi l’“eone di questo mondo”, come potenza malvagia personificata), il demonio (che qui è chiamato «principe delle potenze dell’aria»).A questo quadro oscuro si contrappone l’iniziativa luminosa di Dio, per la quale si parla di: misericordia («ricco di misericordia»), di salvezza («siete stati salvati»), di risurrezione («ci ha anche risuscitati»), di glorificazione («ci ha fatti sedere nei cieli»), di grazia («la straordinaria ricchezza della sua grazia»), di bontà divina («la sua bontà verso di noi»), di amore («il grande amore con il quale egli ci ha amati»). E tutto questo naturalmente avviene «in Cristo Gesù».

Il regno delle tenebre e il regno della luce si richiamano e si intrecciano in questa presentazione: l’uno e l’altro si possono capire in modo adeguato solo se si considerano nella loro correlazione. Non si può avere un’adeguata intelligenza di Cristo (e quindi del disegno di Dio), se ci si dimentica del peccato, perché Gesù è intrinsecamente “redentore”, cioè riscattatore di una sconfitta dell’uomo, liberatore dall'aggressione del male, vincitore del nemico di Dio. Se non c’è colpa, diventa inutile una redenzione; e se è inutile la redenzione, Cristo diventa superfluo: un cristiano – e particolarmente un teologo – non dovrebbe mai sottovalutare la forza di questa concatenazione.

Non possiamo trascurare di renderci conto che il male esiste: esiste fuori di noi e dentro di noi. Il suo riconoscimento è necessario per arrivare alla piena comprensione del disegno di Dio, di Cristo, della concreta condizione dell’uomo.

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