La fatica di scegliere

Renata Salecl. Più scelta più libertà?

Siamo davvero in grado di determinare la nostra vita? La grande varietà di scelte offerte dalla società dei consumi ci rende più liberi e felici?

di Giulia Cananzi - MESSAGGERO DI S.ANTONIO

Comprare una lavatrice. Sembra banale, ma poi c’è il modello a carica frontale o quello dall’alto, quello da 700 o 1.200 giri di centrifuga, quello da 5, da 7, da 8, da 11 chilogrammi di carico, quello col cestello a nido d’ape, magari collegabile ai pannelli solari, col motore inverter direct drive, col programma allergia e sicurezza bambini, con l’opzione vapore, il sensore antischiuma, il sistema pesatura di carico e così via complicando.

D’improvviso un semplice acquisto si trasforma in un esame universitario, con l’acquirente che sbircia sottecchi l’impassibile commesso – l’autorità in campo – nel tentativo di capire se darà il consiglio giusto o se è disposto a immolare sua madre pur di vendere la lavatrice più cara. Inevitabile un senso d’inadeguatezza per essersi presentati all’appuntamento con la scelta, non sufficientemente preparati. Non c’è campo della nostra vita in cui questa scena non si ripeta. Poco male se si tratta di una lavatrice, ma se invece le scelte in questione sono quelle destinate a dirigere e motivare la nostra vita, dallo studio al lavoro, agli affetti, all’identità, il problema prende tutt’altro peso. Siamo davvero così liberi di scegliere? Le tante possibilità sono un vantaggio? Ci rendono più appagati e felici? A questi temi Renata Salecl, filosofa e sociologa slovena, ha dedicato tempo e studio. I risultati sono confluiti in un libro, uscito a marzo anche in Italia, dal titolo significativo "La tirannia della scelta" (Editori Later­za).

Msa. Professoressa Salecl, che cos’è la scelta per l’uomo contemporaneo?

Sono giunta alla conclusione che sia una specie di ossessione pervasiva, direi un’ideologia. Ciò che più mi preoccupa è la discrepanza sempre più grande tra l’idea diffusissima che ogni cosa che ci riguarda dipenda da noi e la realtà delle scelte che possiamo effettivamente fare. Siamo bersagliati dalla propaganda che ci spinge a pensare il soggetto come totalmente libero, creatore unico della sua esistenza, forgiabile a misura di desiderio. Perché questo è ciò di cui ha bisogno la società dei consumi. Oggi si è spinti, per esempio, a credere di poter cambiare a piacimento il proprio corpo, prevedere la riuscita scolastica e sociale dei propri figli, prevenire l’invecchiamento e addirittura posporre la morte. Ci sentiamo un po’ tutti delle celebrità «potenziali». La realtà è invece che la nostra possibilità di scelta è molto limitata.

...continua la lettura sul sito