AVVENTO 2015

AVVENTO TEMPO PER CRESCERE

Il mondo moderno ci sta offrendo la grande possibilità di ri-dire Dio, perché stiamo sempre più sperimentando la sua lontananza, con quello che è successo a Parigi e con la paura e la confusione con cui stiamo guardando il futuro. Siamo sempre più interrogati dalla "non ovvietà" di Dio che pensavamo di conoscere bene e di doverlo difendere da chi voleva toglierlo dalle scuole e dalla vita sociale. Questa situazione era presente e chiara all'uomo della bibbia. Infatti il non nominare il suo nome, fare dei giri di parole pur di non nominarlo, non era semplicemente un giochino, una regola di buon costume, ma era per ricordare: "Guarda che tu ne parli, tu gli parli, ma Lui è sempre più grande di quello che tu dici di Lui e la tua voce non lo raggiunge".

A questo punto la domanda: allora siamo disperati? Certamente se la riflessione finisse qui, sarebbe una grande difficoltà. Ma il Dio della fede cristiana è colui che ha deciso di uscire dal suo silenzio per noi invalicabile; è un Dio che si fa visibile, è un Dio che si fa udibile nelle parole, nei volti, nelle situazioni del mondo.

Ora l'Avvento che cos'è? E' il rivelarsi del "lontano", dell'"indicibile", dell'invisibile, nel volto di Gesù di Nazareth. "Egli è immagine del Dio invisibile" - dice San Paolo nella lettera ai Colossesi 1,15. E come si è raccontato negli incontri, nelle parole annunciate alla gente e soprattutto nel suo donarsi e consegnarsi agli uomini, così lo sperimentiamo vivo nella Comunità dei credenti che si nutre ancora di Lui.

Il tempo liturgico ci insegna che Natale (prima venuta di Cristo) e giudizio universale (seconda venuta) sono intrecciati tra di loro indissolubilmente perché con la venuta di Cristo comincia il tempo finale: Dio pronuncia la sua ultima Parola (Eb 1,2) e non resta che attendere quale sarà l'atteggiamento degli uomini, di ascolto o di rifiuto. Alcuni diranno di sì, ma sembra che nell'intervallo lasciatoci il no degli uomini di questo mondo aumenti. E non so se le luminarie, il fare il presepe, mangiare il panettone e lo scambiarsi i regali ci consegneranno un po' di speranza visto il clima inquieto che si respira. Come dice il profeta Isaia: "Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna".

Il tempo dell'Attesa di questo periodo dell'anno ci invita ad una Crescita nella fede perché possiamo riscoprire e riconoscere il Dio "Totalmente-Altro" da ciò che sapevamo. E Lui stesso, venuto nel Natale, oggi spera di poterci consegnare ancora la sua salvezza.

dD

PER MEDITARE

Il tempo che noi viviamo è storia sacra, storia di salvezza. Al centro del tempo sta "Cristo ieri, oggi e sempre": Cristo è il centro di tutta la storia religiosa e profana. Dio, con l'incarnazione del Figlio, è entrato nella storia e incide su di essa. Il tempo che viviamo è carico di eternità. Il tempo liturgico non è, dunque, tempo per "commemorare" ciclicamente gli eventi salvifici, quasi rinchiudendoli in una ripetitività senza sbocco; è tempo per crescere fino alla "manifestazione finale". (H. U. Von Balthasar).

PER PREGARE

Quando Dio spera..

.. non è per lo spazio d'una notte che Dio spera contro speranza.

Mendicante sconosciuto, instancabilmente percorri

i lidi delle notti umane,

ombra tra le ombre innumerevoli dei senza speranza.

Nella tua bocca muta si spengono i singhiozzi,

ma tu vorresti gridare, anche tu,

perché questo grido se ne vada,

come un'eco diversa,

come un richiamo nuovo,

a confondersi con il lamento crescente,

con le grida degli assetati di luce,

con il terribile silenzio dei pianti soffocati,

e non resta che aprirsi al vuoto dei marosi grigi,

all'alba che si accende non veduta.

Sul lido delle notti umane, sei il Dio senza voce.

Poiché la tua Parola fu detta in un giorno del tempo.

L'hai pronunciata tutta, l'hai gridata sino alla fine,

sino all'ultimo respiro del tuo Figlio.

Ma quando fu compiuta la tua Parola nella sua pienezza,

per te, Dio, venne il tempo della speranza nuda,

della speranza muta, della speranza contro ogni speranza.

JEAN-YVES QUELLEC