Loves' bugs

LOVE'S BUGS

Love’s bugs, cioè “ i bachi dell’amore”, ossia gli errori della coppia, ovvero: “tutto quello che dovete sapere sull’amore e sull’intimità della coppia e non avete mai osato chiedere alla mamma ed alla suocera!”.

Elsa è un’amica che fa un lavoro molto bello e molto impegnativo: consulente coniugale e familiare; è una psicologa, ha un’ampia esperienza e della sua esperienza parla. Ci dice alcune cose con una particolarità: unisce la psicologia e la fede perché l’una e l’altra non hanno nulla in contrario, anzi nel Vangelo troviamo - dice - tanti spunti che, sviluppati, portano a comprendere meglio alcuni meccanismi psicologici, quali siano gli atteggiamenti da assumere in alcune situazioni di difficoltà in cui possiamo trovarci.

Pertanto cedo la parola ad Elsa che ci parlerà ci sfoglierà alcune margherite. Ha scritto con Enzo Bigi, suo marito, il libro “Le margherite nella vita di coppia” per darci degli spunti di riflessione personale, quindi per comprendere i nostri comportamenti personali, non quelli del vicino, neanche quelli del nostro coniuge, ma proprio i nostri personali, per migliorare la comunicazione di coppia.

La relazione di Elsa Belotti

Sfoglieremo le margherite nel senso che sono fiori molto semplici, molto comuni che nessuno guarda mai, sono un po’ come ilsimbolo delle cose che succedono nella vita della nostra coppia, che sono proprio le cose più semplici che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e ci permettiamo di non vedere, di dimenticare; quindi le margheritine saranno tredici. La premessa è che ogni margheritina delle tredici che vi dirò che sono il simbolo di queste dinamiche nella vita di coppia, ha una pagina corrispondente del Vangelo che dice la stessa cosa proprio perché Vangelo e psicologia si integrano e non sono mai in contraddizione; poi può capitare, mentre io parlo, che qualcuno pensi: “Ma secondo me non è così, io non la vedo cosi come dice lei; il fatto che non vediate le cose come dico io non significa che non siano così, significa che voi non riuscite a vedere le cose come le vedo io, così ho già sistemato tutti, nel senso che quello che vi dico viene proprio da questa esperienza di lavoro con le coppie quindi vi dico la realtà; poi alcune realtà si fa fatica a vederle però non è detto che non siano così.

1. La responsabilità condivisa.

Allora cominciamo dalla prima margheritina: una parola che non dovremo mai pronunciare nella nostra vita di coppia. Ce n’è un’altra che non dovremo mai pronunciare ed è la decima margherita.

Questa parola che non dobbiamo mai pronunciare, in realtà è quella che usiamo di più, da Adamo ed Eva in poi è la parola più usata dall’umanità ed è la parola “colpa”. Per cui quando succede qualcosa in una coppia viene sempre fuori “è colpa tua”, magari non si usa la parola ma si sottintende: “se tu fossi diversa, se tu fossi diverso ecc.”.Quello che succede in una coppia non può essere considerato una colpa; sarebbe una colpa se uno lo facesse apposta, cioè uno si sveglia alla mattina e dice: “Aspetta che oggi faccio un po’ del male a mio marito, a mia moglie, ai miei figli”; nessuno di noi apposta farebbe mai del male agli altri, quindi non possiamo parlare di colpa. Se seguite qualche processo sappiamo che il codice penale prevede la riduzione della pena o addirittura la sospensione della pena, se la persona che ha commesso il reato l’ha commesso ma non era in piena coscienza; noi nel matrimonio ci troviamo nella stessa situazione: non siamo nella piena consapevolezza di quello che ci succede. Anche la Chiesa ci ricorda le stesse cose: noi commettiamo tanti peccatucci ma una colpa grave è difficile da commettere ; perché ci sia una colpa grave vi ricordate sicuramente dal catechismo che ci vogliono tre cose: che si tratti di materia grave.

Quindi non parliamo di sciocchezze, che ci sia la piena avvertenza, cioè la piena consapevolezza e il deliberato consenso, cioè bisogna proprio, come dicevo prima, che uno si metta lì e dica: “Io so benissimo che questo è male ma decido coscientemente e lucidamente di farlo lo stesso”.E’ ovvio che queste cose non succedono nella coppia; ci facciamo del male ma non ce ne rendiamo conto quindi dicevo non possiamo parlare di colpa. C'è però questo però. E se capiamo il però credo che almeno un buon settanta per cento dei litigi di coppia se ne va perché quasi tutti i litigi sono basati sul fatto che uno dà sempre la colpa all’altro. Qual’é questo però? Che tutto quello che succede in una coppia succede col contributo di tutti e due, cinquanta per cento ciascuno, anche se a noi non sembra, ma c’è sempre il cinquanta per cento di ciascuno, metà e metà. Facciamo qualche esempio. Ci sono delle mogli che si lamentano e dicono :”Devo fare tutto io, in questa casa mio marito non fa mai niente, quindi è colpa sua “. Ma in realtà se fai tutto tu, come fa tuo marito a fare qualcosa? Se fai tutto non gli lasci spazio, e sono quelle mogli che se una sera il marito osa dire: “Aspetta che questa cosa te la faccio io”, la moglie dice: “Spostati che io sono più svelta di te”. Parlo sempre al femminile ma è sottinteso per ovvie ragioni che lo stesso discorso vale al maschile. Se mio marito ha un difetto io dico che è lui che ha quel difetto lì, però se ho capito questa prima margheritina devo invece chiedermi qual è il mio cinquanta per cento che sostiene il difetto di mio marito? Perché può anche darsi che con un’altra donna, con un’altra moglie non avrebbe avuto quel difetto lì; ce l’ha con me quindi ci sono dentro anch’io e di solito ce la prendiamo tanto col difetto dell’altro perché ci sta dicendo, come uno specchio, che quel difetto ce l’abbiamo proprio esattamente anche noi solo che si esprime in un modo diverso, ma se ci dà tanto fastidio il difetto del marito o della moglie è perché quel difetto ce l’abbiamo anche noi se no non ci darebbe tanto fastidio. Quindi ce la prendiamo con un altro perché ci fa da specchio e ci dice: “Guarda che sei così anche tu” allora combattiamo lui perché non vogliamo che ci dica queste cose ( a livello inconscio, non sono consapevole di queste cose).

Ci sono quasi tutte le mogli che si lamentano perché i mariti con loro non parlano, poi però le mogli si inquietano anche perché vedono che il marito con gli amici al bar parla poi viene a casa e con la moglie non parla e la moglie dice: “E’ colpa sua, io vorrei parlare” però se ci badate bene è con te che non parla, con gli altri parla, ci sarai dentro anche tu in qualche modo; quale è il tuo cinquanta per cento che sostiene il non parlare di tuo marito? C’è anche un esempio che ha a che fare con le malattie; di solito, secondo le statistiche, sono le mogli che sono le più esaurite, depresse. Di fronte alla moglie depressa, il marito cosa dice? “Guarda che devi andare dal dottore a farti curare che sei ammalata tu”. Questa moglie potrà andare in cura per tutta la vita ma difficilmente guarirà. Il marito invece che ha capito questa prima margherita, può dire alla moglie depressa. “Io so che con questa malattia stai urlando qualcosa a me solo che io non riesco bene a capire quello che stai dicendo” perché la malattia è un modo di urlare qualcosa all’altra persona; “dimmelo in un altro modo”; il marito potrebbe anche dire: “Sei ammalata tu però è anche un problema mio” meglio ancora se il marito dice: “E’ un problema nostro per cui andiamo tutti e due a farci curare”.

In terapia ci deve sempre andare la coppia, di qualunque problema si tratti, perché il problema di uno è sempre il problema di tutti due, solo che uno dei due se lo addossa all’interno della coppia e lo urla per tutti e due quindi in terapia bisogna sempre andare insieme perché il problema è di tutti due. Se io curo soltanto la moglie depressa, cosa che cerco di non fare mai, perché non posso tagliare a metà una mela e curare solo metà mela, l’altra metà si dice è fatta della stessa pasta, quindi bisogna curare tutti e due, bisogna curare la coppia. Ma ammettiamo che io riesca a guarire quella moglie lì, che viene da sola perché il marito non è disponibile, io sono sicura che dopo un anno, massimo due anni, arriva anche il marito, stavolta ammalato lui o di depressione o di crisi d’ansia o di qualcos’altro, perché la moglie guarendo ha rispedito al marito il suo cinquanta per cento che adesso esprime lui; cioè non è la moglie depressa, sono depressi tutti due, è depressa la coppia solo che il marito ha ceduto alla moglie il suo cinquanta per cento di depressione che esprime lei per tutti due. Infatti dico sempre come battuta: "I mariti delle depresse sono tutti allegrotti" perché hanno ceduto la loro parte di depressione quindi se la moglie guarisce si ammala il marito perché adesso la moglie, guarendo, ha rispedito al marito il suo cinquanta per cento che adesso esprime lui: Quindi nella coppia bisogna sempre vedere non “io e tu”, siamo “noi” e questo “sistema coppia” in cui ci siamo dentro tutti e due siamo la stessa mela, la stessa metà. É chiaro anche che non è ammalata la moglie, la moglie esprime il problema ma è ammalata la comunicazione nella coppia. Se la coppia imparasse a comunicare bene, la depressione se ne andrebbe, anche senza psicofarmaci, perché se io fossi in grado di comunicare chiaramente a mio marito: “Guarda che ultimamente c’è qualcosa che non va, mi sono rotta le scatole di questa roba qui”, lo dicessi chiaramente, non avrei bisogno di ricorrere alla malattia che è una strada lunga di sofferenza , e tanto mio marito la depressione non la capisce, quindi è una strada praticamente inutile e di sofferenza.

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