Adolescenti vicini e lontani

ADOLESCENTI VICINI E LONTANI

In vista della Pasqua rivolgo un caro saluto a tutte le famiglie da un semplice, ma efficace mezzo di comunicazione che è il giornalino delle associazioni di Rivalta. Mi è stato chiesto di proseguire il discorso sugli adolescenti iniziato nel numero precedente. Lo faccio volentieri, sperando di mettere in circolo idee sane sull’educare, visto che siamo, a detta dei Vescovi, in “Emergenza Educativa”; e i primi a farne la spesa è la famiglia spesso in subbuglio tra mille difficoltà.

Partiamo dalla solita percezione di noi adulti: gli adolescenti, si rivelano come un pianeta lontano da esplorare, che racconta una realtà inaspettate e dunque da riscoprire. Spesso ci sembrano lontani, ma in molti casi sono bravissimi e quindi normalissimi. Proviamo a descriverli utilizzando gli spunti di un bel libro: "Cose da grandi" di R.De Leonibus (ed. Cittadella - Assisi), che si rivolge direttamente a loro.

A te adolescente quando, sei ok nel mondo della scuola, quando sei abbastanza educato/a e remissivo/a in casa, quando esci poco, quando non trasgredisci mai, non urli mai, non sbatti le porte mai, non pretendi, non critichi, mentre dalla sua stan­za tieni sotto scacco tutta la famiglia, può sembrare che i pericoli esterni più temibili, quelli più estranei ed incompren­sibili all'esperienza degli adulti, e quindi quelli che gli adulti non riescono a fronteggiare, siano scongiurati. E allora certo la tua famiglia tira un respiro di sollievo, ma poi subito dopo si fodera gli occhi di prosciutto e da qui in poi la tendenza è a non voler vedere, a non capire, o a capire troppo tardi che nel tuo silenzio si muovono sotterranei messaggi di vuoto, di angoscia senza nome, di depressione. Che c'è in atto una chiu­sura verso il mondo esterno, e diventerà visibile e dolorosa solo tra un po', quando si sarà già un po' troppo trasformata in abitudine, e avrà serrato la tua vita in un cerchio sempre più stretto, e forse ti avrà già trascinato dentro un malessere serio da cui sarà abbastanza faticoso uscire.

Una buona fetta di genitori invece si trovano in casa un adolescente alieno, cioè in conflitto e diametralmente opposto a quello appena descritto. Ma parliamone direttamente ai ragazzi:

Quando tu cominci il tuo cammino di autonomia, e per darti coraggio magari esageri con le critiche, e fingi una sfronta­tezza e una sicurezza che non hai, ma che ti servono per esor­cizzare la paura, capita che la tua famiglia si senta tradita, sente che si sta rompendo irrimediabilmente quell'immagine da presepe che, è ancora l'ispirazione ideale in­confessata, quella con cui i tuoi si confrontano amaramente con gli altri genitori. E i tuoi alla fine non potranno non sen­tire forte e chiaro il tuo messaggio: «Queste sono le vostre contraddizioni, eccomi qui che ve le mostro, e senza alcuna pietà ve le sbatto nel piatto. Magari mi faccio male, ma non posso farne a meno». «Voglio un mondo più grande, e allora mi rifugio nella privacy della mia stanza, confine invalicabile del mio io, dove posso sognare spazi infiniti, una vita diversa dalla vostra». I tuoi genitori, quando captano questi messag­gi, vivono un senso di esclusione, di fragilità, di impotenza, tanto più quanto il tuo percorso di figlio che crescerà fino ad uscire di casa viene letto come un attacco o una svalutazione del legame affettivo. Non so se lo sapevi, ma le azioni più o meno spettacolari di te come figlio, le tra­sgressioni più clamorose, sono tue, è vero, ma a volte sono anche, inconsapevolmente, di tuo padre e di tua madre, sono la tua risposta automatica alla loro difficoltà personale (o di coppia), ad elaborare le proprie aspettative, le proprie spe­ranze, le proprie delusioni. Tante manifestazioni eclatanti dei figli adolescenti, sono, alla radice, modi automatici e un po' ciechi che metti in atto per reagire a comportamenti familiari silen­ziosamente distruttivi, dove il messaggio criptato che ricevi in subliminale è uno solo: «non posso permettere che tu cresca, che tu faccia la tua strada, ho bisogno di te per la mia vita, per la mia relazione di coppia, per la mia felicità».

E qui un genitore arriva alla ovvia conclusione: “Che fatica essere genitore oggi…” Verissimo! Ma mi piace sottolineare che è altrettanto molto faticoso essere un giovane! Crescere nella società in cui viviamo dove piovono molte richieste di appartenenza a cui dare una risposta, così come vengono raggiunti da molte possibilità che li portano ad sperimentare di tutto nella ricerca del proprio io… Questa situazione è per loro disorientante: cosa scegliere? Come essere? Cosa fare per crescere?

Da parte nostra come adulti, come genitori, educatori, come figure di riferimento a scuola e nel tempo libero, possiamo avvicinarci al disagio degli adolescenti con l’ascolto. Sarà un dare tempo, un fermarci in una attenta e rispet­tosa presenza anche di distanza. Sarà una accettazione di ciò che c'è, dell’adesso, senza paura e senza compiacimenti. Senza confronti sul come dovrebbe essere, senza rim­pianti per quello che un adolescente non è. Per i ragazzi invece sarà importante accettare l’idea di dover crescere, di dover evolvere cioè uscire allo scoperto, imparando ad aprirsi alla realtà e mettendo sempre delle domande den­tro il disagio: le angosce vanno trasformate; il vuoto, il non senso e l'incertezza, in quesiti, in richieste, in interrogativi che aprono alla possibilità di fare un passo in avanti… verso il bene. Diceva Rilke, in una delle «Lette­re ad un giovane Poeta», scritta nel 1903: «Mi commuove la sua bella ansia della vita... Lei è così giovane, così nuovo ad ogni inizio, e io vorrei pregar­la come posso, caro signore, di essere paziente verso tutto l'in­soluto del suo cuore, e di tentare di amare le domande stesse, come stanze chiuse, come libri scritti in una lingua estranea. Non ricerchi ora le risposte, che non possono esserle date, per­ché non le potrebbe vivere. Mentre si tratta appunto di vivere tutto. Ora viva le domande. Forse così a poco a poco, insensi­bilmente, si troverà così un giorno a vivere la risposta».

In effetti per crescere bastano le domande perché le risposte sono già scritte nella vita che viviamo. Se non ci facciamo le domande non vedremo neanche le risposte.

Buona Pasqua

dD