Gesù compagno viaggio

Gesù come compagno di viaggio

Con la prima edizioni del FestivArt (Festival di arti e linguaggi della Diocesi di Mantova) ci siamo proiettati in una nuova proposta di oratorio: un ambiente capace di strutturare delle relazioni educative che attrezzi gli adolescenti a vivere in questo mondo così ricco di cose ma povero di valori. Ne parlano da un po’ alcune famiglie che vivono delle “fatiche educative” con i propri figli; così pure Vescovi italiani lo hanno denunciato negli ultimi documenti dichiarando che occorre affrontare e risolvere l’attuale “emergenza educativa”. E noi ne parleremo nel Convegno Diocesano per operatori pastorali dell’Oratorio, Domenica 21 febbraio, appuntamento molto importante che ci teniamo diventi l’occasione per ragionare sull’oratorio dei prossimi anni.

Lanciamo qualche provocazione per riflettere sull’Educazione. Cito un caro amico Mons. Domenico Sigalini in uno dei suoi ultimi interventi: “Educare vuol dire trasmettere, comunicare e testimoniare, in modo credibile ed efficace, ragioni per vivere in maniera significativa. Educare significa consegnare ciascuno alla libertà delle sue scelte, alla sua vita, alla sua originalità, alla sua storia… …per consegnare ciascuno a se stesso”.

Ma perché è così difficile “consegnare a ciascuno se stesso”? Tante sono le ragioni, ne vediamo alcune:

1. Disorientamento del mondo adulto. Gli adulti sono disorientati, stentano a distinguere ciò che vale da ciò che non vale. È un senso di spaesamento, nel senso letterale del trovarsi in un “paese sconosciuto”, diverso da quello cui si è abituati. Vivono incantati dal luccichio della società dei consumi e al tempo stesso svuotati dal suo carattere effimero, non riescono a dire ai giovani la bellezza della vita e a mostrare quale esistenza meriti di essere vissuta: «alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita». Più che un atto di accusa verso gli adulti è una denuncia dello svuotamento delle coscienze generato dal modo di vivere contemporaneo che fa vittime in primo luogo gli adulti, affaticati, smarriti, ripiegati su se stessi. Se vediamo che tra gli adolescenti o i giovani nessuno vuole più diventare adulto, incontriamo molti adulti che vogliono rimanere giovani o adolescenti.

2. Aumento della domanda educativa. Noi diciamo che c’è urgenza educativa perché i giovani sono di fronte a una eccedenza di opportunità: devono giocare di più la loro libertà, sono messi di fronte abitualmente a un numero di scelte maggiore. Siamo in un mondo più libero e per questo più bisognoso di attrezzarsi per decidere bene. Non siamo in contesti chiusi in cui il giovane, il figlio, l’allievo dipende solo o quasi dalle informazioni, dai modi di pensare, dalle visioni di mondo della famiglia. Ogni persona ha davanti a sé ancor prima di percepirne il valore, innumerevoli possibilità di comportamento, di valutazione, di stimoli, di proposte.

3. Delegittimazione della autorità. Uno dei nodi che la società di oggi presenta all’educazione è non solo la sua complessità, ma anche una sorta di delegittimazione della autorità. Non esiste nessun processo educativo che non abbia bisogno del contributo di una autorevolezza che valuta e orienta le scelte e la loro personalizzazione. In periodi di grandi cambiamenti sicuramente vanno in crisi le istituzioni e vanno quindi ripensate, ma è ingenuo credere che si possa educare se le istituzioni e gli uomini che le rappresentano non vengono riconosciuti come importanti.

4. Il mondo parallelo dei giovani. Il giovane colloca il meglio di sé in spazi paralleli a quelli che istituzionalmente l’adulto gli mette a disposizione per crescere. Le migliori energie il giovane le ha spostate nei luoghi informali: non la scuola, ma la strada; non la parrocchia, ma la compagnia; non la famiglia, ma gli amici; non il catechismo, ma le emozioni delle esperienze; non il giorno, ma la notte; non il reale, ma il virtuale. Agli spazi istituzionali porta il corpo, agli sms, a face book, a messenger invece le sue reazioni e le sue emozioni. Gli adulti lo aspettano al varco con le parole e lui la sua anima la affida alle cuffie, ai ritmi, alla musica. Gli adulti in genere si collocano negli spazi istituzionali e lui decide negli spazi informali.

Cosa fare? Rispondere non è facile, ma saper leggere la realtà con saggezza permette di orientare l’azione educativa. Suggeriamo di meditare il mistero del Natale che vivremo tra qualche domenica: Gesù si è in-carnato nella nostra storia. Significa che Dio manifesta tutta la sua vicinanza agli uomini facendosi lui stesso uomo come un compagno nel viaggio della vita. La vicinanza, la compagnia, la condivisione è una iniziativa di Dio che si mette a camminare a fianco degli uomini. E’ un modo di educare che ha dato i suoi frutti e che insegna ad affrontare la realtà del mondo senza paura: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).

Buon Natale a tutti

don Daniele - Eco Giovani CPG di MN