Il Corpo le Emozioni il Piacere

IL CORPO, LE EMOZIONI, IL PIACERE

Attenzione al corpo e alle emozioni. Altrimenti sono guai, e lo saranno sempre di più. Parola di Roberto Merlo, psicoterapeuta, formatore ed esperto di progetti di prevenzione. Lo abbiamo incontrato al convegno del progetto Traenti. Un Merlo appassionato e arrabbiato, politically incorrect, ma anche capace di fare proposte oltre che di criticare. Insomma, con Roberto Merlo si può non essere sempre d’accordo. Ma ci sembra che chi lavora con i ragazzi e con i giovani, dal gruppo dell’oratorio in su, dovrebbe almeno stare a sentire che cosa dice.

Dottor Merlo, di «disagio giovanile» parlano in tanti, anche a sproposito. Ma è in aumento?

Purtroppo sì. Però cresce anche il disagio degli adulti, i quali adulti, in queste condizioni, sono sempre meno in grado di essere significativi dal punto di vista educativo nei confronti dei ragazzi. Per cui i ragazzi si ritrovano senza un mondo adulto che gli parli, se non quando arrivano a manifestare un “sintomo”: allora li mandano da questo o quello “specialista” (e, si sa, oggi ti trovano farmaci così efficaci e selettivi per sedare l’ansia, le angosce, ecc. ecc...). Quasi l’unica supplenza la fa la Chiesa, perché i servizi pubblici tendono a essere ridotti o smantellati per problemi di bilancio.

Lei insiste sull’attenzione al corpo. Vale a dire?

La nostra cultura occidentale ha separato fin dall’antichità la mente e il corpo. È attraverso il corpo che passa la nostra percezione del mondo: vediamo con il corpo, gustiamo con il corpo, annusiamo, sentiamo, tocchiamo con il corpo, e poi ragioniamo. Ma questo linguaggio di contatto con la realtà lo abbiamo sottoposto a una specie di astrazione: la “mente”. Come se essa non fosse parte del corpo. E questa separazione ha creato danni enormi, cambiando in modo radicale il concetto di malattia: un tempo essere malati era un'esperienza della vita, adesso è un accidente che ti capita, perché il tuo corpo “non obbedisce” e va in tilt: fortuna che con altri accidenti, i farmaci, riesci a cacciare la malattia... Ma vige anche la regola che chi non è in salute, sano e forte deve essere, come dire, “abolito”. Il che significa abolire tutti noi, auto-abolirci: perché prima o poi passiamo tutti per la condizione di essere dei malati.

Concretamente, nella prevenzione giovanile che cosa può significare una maggiore attenzione al corpo?

Prima di tutto, significa educare alle emozioni. Le emozioni passano per il corpo: la fame, la sete, la paura (le mani che sudano!), il piacere. Però nessuno più educa a gestirle, queste emozioni, pensando che basti la mente a governarle. Ma le emozioni sono devastanti, se dietro non c’è un processo educativo. Poi, credo che andrebbe ripreso un discorso serio intorno al contatto. Nelle nostre culture il contatto, la vicinanza, è sempre più artificiale, senza sentimento e senza sentire, tabù o alienazione. Per forza che poi emerge la paura dello zingaro, del “matto”, del diverso...

Mi viene in mente quel signore che una volta ha scritto a Famiglia cristiana proponendo di abolire la stretta di mano al segno della pace, a messa, per motivi di igiene... Ma cambiamo argomento e passiamo alla prevenzione delle dipendenze, dalle droghe o altro. Lei al convegno del progetto Traenti l’ha associata anche alla.... gastronomia. Può spiegare?

Sì, credo che la prevenzione alle dipendenze passi anche per l’educazione a mangiare e bere bene. Il cibo è il primo oggetto di scambio fra gli esseri umani, è associato al provare sensazioni gradevoli, alla conversazione, alla relazione con gli altri, in una parola al piacere, a un piacere autentico. Ecco, vedo molto improbabile che chi è educato a questo piacere possa diventare un tossicodipendente.

da DIMENSIONI NUOVE ON LINE (ndr.: Consiglio di leggere anche i box riportati a seguito dell'articolo nel sito odi origine...)