la povertà interiore dei ragazzi

La povertà interiore dei nostri ragazzi

Mi raccontava l'altro giorno una ragazza di 15 anni che i compagni della sua classe le hanno cantato un coretto (ve ne lascio immaginare il tenore) sulla sua verginità. Lei, tranquillamente, aveva dichiarato in un gruppetto di coetanei di non essersi mai venduta e di non aver nessuna voglia di vendersi. L'aveva detto, come si dicono le cose in cui si crede, senza enfasi e senza timidezza, con la spontaneità di una quindicenne. Il fatterello è accaduto in un istituto milanese, della Milano centrale e per bene, non nelle periferie della malavita. Raccontandomi l'accaduto, Maria (nome di fantasia) mi domandava se lei fosse fuori dal mondo e perché a quindici anni una ragazza si dovrebbe vendere. Me lo domando anch'io con la tristezza di un educatore che sa proiettare queste "derive" in un futuro più carico di povertà interiori che di povertà salariali. Era uscita, pochi giorni prima, a penosa conferma, un'indagine dell'Eurispes-Telefono Azzurro, che fotografava l’inquietante situazione degli adolescenti italiani. Cito solo le cifre che ritengo sufficienti a spaventarci. Un sedicenne su tre dichiara di bere oltre i limiti. La percentuale si alza al 53% peri diciottenni. Quasi il 13% fa sesso non protetto, ha un piercing da qualche parte, ha rubato almeno un oggetto, Il 10% ha fumato spinelli e provato marijuana e hascisc.

Aggiungo altre percentuali che non hanno a che fare con le sostanze ma risentono di disagi non meno preoccupanti. il 25% dichiara di essere stato vittima di provocazioni bulliste, il 23% ha subito derisioni e battute pesanti, il 22% offese e aggressioni immotivate, il 6% minacce e furti. Solo il 5% avrebbe denunciato l'accaduto ai genitori. E ancora: il 10% non vuole stranieri in classe. Fatemi credere che l'ultimo dato sia fortemente influenzato dai genitori. Se rifletto su questi dati e poi torno a Maria, meravigliata e sconcertata, non mi posso accontentare di scrivere un articolo su Famiglia Cristiana. Devo pretendere interventi urgenti. E qui divengo monotono.

Devono entrare in campo i padri. Devono ripensarsi e riflettere sul loro ruolo. Le mamme non possono essere lasciate sole ad affrontare l'adolescenza dei loro figli, perché l'adolescenza è tempo anche di padri autorevoli, guide esperte, pazienti costruttori di legalità, di doveri e di diritti partecipati e assunti con coscienza e senso civico. Diversamente si perderanno anche le Marie e vedremo crescere le cifre tragiche dei tentati suicidi per la nausea della vita.

don Antonio Mazzi - da Famiglia Cristiana