LA PARROCCHIALE DI RIVALTA

LA PARROCCHIALE DI RIVALTA*

*Il testo è tratto e riadattato dallo studio di Paola Artoni, La parrocchiale di Rivalta sul Mincio, in Rodigo: tre centri, una comunità, Mantova, 1999, pp. 57-63.

La storia: le origini

Fulcro di fede e di tradizione, cuore di devozione di un borgo di pescatori, la parrocchiale di Rivalta ha origini antiche, probabilmente precedenti all’età del dominio matildico. Inizialmente la chiesa era annessa al castello e nel 1047 (un anno dopo la nascita ella “Grancontessa”) un breve di Clemente II confermò all’arciprete di Rivalta il diritto di tenere un sacerdote, un diacono e un suddiacono in ordini minori.

Numerose sono le pergamene di età medievale che fanno riferimento alla presenza in Rivalta di due chiese, dedicate rispettivamente a San Vigilio e a San Donato. Alla seconda (più recente) venne aggregata la chiesa di San Vigilio che, già citata in una donazione del 1096, con il tempo andò in rovina.

Anche un documento scritto a Rivalta nel 1124 registra una vendita di terre alla chiesa di San Vigilio, rappresentata dall’arciprete Pietro mentre la curia di Rivalta si trova citata in una pergamena del 1189 e in una del 1124 che riporta questioni in materia di decime. Un riferimento alla chiesa di San Donato si trova più tardi, in una compravendita del 1205 e in una pergamena del 1321 che porta memoria della redazione documentaria avvenuta proprio “sotto il portico della pieve di San Donato”.

Un interessante documento redatto a Rivalta nel 1300 cita, senza meglio specificare, la “chiesa di Rivalta” e la “chiesa di Sette Frati”. Quest’ultimo “ospitale di Sette Fra” risale addirittura al 1170.

La nuova chiesa, dal Settecento ai restauri del Novecento

Un balzo storico ci porta ai documenti settecenteschi che danno memoria dell’inizio, nel 1739, della fabbrica della nuova chiesa dedicata ai santi Donato e Vigilio mentre nel 1772 furono edificati il coro, il campanile e la sagrestia. Nel 1871 il capomastro Pietro Martini curò il restauro dell’interno.

Il Novecento ha visto la parrocchiale seriamente danneggiata dalla seconda guerra mondiale ma solamente nel 1951, con il parroco don Luciano Benini, si procedette al restauro.

Un successivo restauro è stato compiuto tra il 1971 e il 1972 ed ha interessato il consolidamento della facciata, del pavimento e delle volte che rischiavano di crollare. Sono inoltre state tolte le balaustre del presbiterio.

ITINERARIO ARTISTICO

La parrocchiale è collocata nel “cuore storico” di Rivalta, in prossimità di quell’ansa del fiume Mincio che ha costituito il primo scenario abitato del paese. Davanti alla chiesa vi è il sagrato, sul lato sinistro è collocata la casa parrocchiale, sul lato destro l’oratorio. In prossimità del fianco destro un sentiero conduce al Fondo Mincio, in una zona più bassa rispetto alla parrocchiale. Osservando la zona absidale di può osservare un terrapieno che fa intuire la presenza di un antico fossato, probabilmente appartenuto al castello, che in passato doveva difendere la struttura.

La facciata

Eseguita nel 1821 su disegno dell’architetto Luigi Zanini, è rivolta a ponente ed è di chiara matrice neoclassica. Un alto zoccolo sostiene quattro grandi colonne doriche scanalate, le quali si innestano su un’architrave decorata con triglifi e metope. Nelle metope, eseguite nel 1823, sono raffigurati oggetti sacri, chiari riferimenti alla liturgia. La facciata culmina con il frontone triangolare, decorato con una cornice a dentelli, che ne accentua la somiglianza con un tempio greco.

L’abside

È come nella maggior parte delle chiese, orientata ad est, il punto cardinale che fa riferimento contemporaneamente a Gerusalemme, al sole che sorge e alla Resurrezione. Nel nostro caso è anche rivolta verso il fiume, fonte di vita per gli abitanti del borgo.

La pianta

È longitudinale, ad unica navata su cui si innesta il presbiterio di dimensioni ridotte. Sui due lati maggiore della navata si fronteggiano a due a due le cappelle. Tutto il paramento murale è mosso da paraste che creano un leggero effetto chiaroscurale. Le stesse paraste sostengono un cornicione che fa da base alla volta del soffitto. L’abside, semicircolare, si conclude con un catino a spicchi.

L’interno

Cappella di San Vincenzo Ferreri (prima cappella a sinistra)

L’altare, risalente alla prima metà del Settecento, è realizzato in scagliola lavorata ed è a forma di scrigno, con gli spigoli smussati da volute ed è completato da due teste di putti in scagliola bianca. Al centro del paliotto la decorazione è realizzata con una cornice bianca con un interno verde. Inserita tra due semicolonne in scagliola e sormontata da un cornicione vi è una tela raffigurante S. Vincenzo Ferreri dipinta dal mantovano Antonio Benetti nel 1794 ed acquistata per la parrocchiale nel 1876. La tela, che misura 120x190 cm, è firmata in basso a destra. La rappresentazione vede alcuni personaggi oranti e, al centro, la figura dominante del santo domenicano (vissuto tra il 1350 e il 1419) nell’atto di compiere un miracolo. S. Vincenzo è raffigurato con i tipici elementi iconografici che lo contraddistinguono: la croce, la fiamma sul capo (simbolo dello Spirito Santo) e la tromba della voce di Dio che spunta dalle nubi. L’altare, originariamente collocato nella seconda cappella a sinistra, venne qui spostato nel 1961.

Seconda cappella (ex battistero)

La seconda cappella venne adattata come Battistero da don Luciano Benini. In questa cappella, fino a pochi anni fa, si poteva ammirare una tela dedicata a San Giovanni Battista (1720) che venne acquistata a Ronconferraro negli anni Cinquanta dallo stesso don Benini, oggi conservata al Museo Diocesano di Mantova.**

Il presbiterio

L’altare maggiore è uno splendido esempio di lavoro di intarsio di marmi policromi. Il paliotto presenta la parte centrale concava decorata con un intarsio raffigurante S. Lorenzo con la graticola, simbolo del martirio da lui subìto. Ai lati sono raffigurati con estrema raffinatezza due uccellini e alcuni grappoli d’uva. Al centro dell’altare è collocato il tabernacolo. L’altare venne acquistato nel 1955 e qui collocato da don Guido Zeppa, curato di Rivalta poi parroco di Ceresara. L’altare proviene dalla vecchia parrocchiale di Pegognaga (paese natale di don Guido) che venne demolita tra il 1950 e il 1955 e ricostruita in falso gotico.

La pala d’altare di importanti dimensioni (250x130 cm) che domina l’abside raffigura l’Immacolata. La Vergine, nuova Eva, è rappresentata nell’atto di calpestare il serpente, ricordo del peccato originale, ed è attorniata da angeli. La tela è stata dipinta nei primi anni del XVIII secolo (è infatti già citata nell’inventario parrocchiale del 1715).

Ai lati dell’Immacolata sono collocate due tele ovali (50x70 cm) inserite in cornici di stucco. A sinistra è raffigurato S. Vigilio, a destra S. Donato. Il primo è un personaggio giovane, il secondo è un vecchio barbuto. I santi patroni vennero dipinti dal conte rivaltese Giulio Cesare Arrivabene nel 1854.

Il coro ligneo si presenta in forme neoclassiche. La cattedra è stata collocata di lato all’altare in un secondo momento.

Cappella della Madonna della Cintura

L’itinerario prosegue sul lato destro della navata. L’altare è stato realizzato parte in scagliola e parte in marmo, il paliotto è in marmo intarsiato con motivi geometrici. La nicchia che accoglie la statua della Madonna della Cintura è stata inserita tra due semicolonne con capitelli corinzi mentre nella parte superiore vi sono due angioletti plasmati in stucco. I putti ed il frontone costituiscono gli elementi più antichi che, nel 1971, sono stati inseriti nel complesso dell’altare restaurato in forme barocche.

Cappella del Salvatore

Nella seconda metà del Settecento la cappella era dedicato ai Santi apostoli Pietro ed Andrea, memoria della devozione dei pescatori rivaltesi. L’altare è interamente realizzato in scagliola ed è molto simile a quello dedicato a san Vincenzo. Anche in questo caso infatti gli spigoli sono smussati da volture e nel mezzo del paliotto è stato realizzato uno scudo mistilineo.

Tra due finti pilastri con piccole lesene e il frontone mistilineo in scagliola grigia è collocata la pala del XVIII secolo raffigurante Gesù dormiente nella tempesta, anteriore al 1762. Si tratta di una tela di medie dimensioni (120x170 cm) che raffigura l’episodio evangelico nel quale Cristo e gli apostoli sono sorpresi da una tempesta in mare ma l’intervento di Gesù calma le acque.

L’organo

In controfacciata, sopra il portale d’ingresso, è collocata l’organo in cassa organaria ad unico scomparto. Costruito nel 1870 circa da Carlo Aletti di Monza (lo stesso costruttore dell’organo del Santuario delle Grazie), ha tuttora la parte fonica originaria, un sistema di trasmissione meccanico e una duplice alimentazione dei mantici (a mano e con elettroventilatore).

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**Il dipinto è stato oggetto di uno studio di Paolo Bertelli, il quale ne ha individuato l’autore (Amadio Enz) e la provenienza (si rimanda a P. Bertelli, Il San Giovanni Battista di Amadio Enz: l’antica pala della parrocchiale di Roncoferraro, in “Postumia”, n. 14/2, 2003, pp. 145-156). Lo stesso Paolo Bertelli ha studiato un dipinto dedicato a San Giovanni della Croce realizzato da Antonio Brunetti proveniente dalla Chiesa delle Carmelitane Scalze di Mantova, giunto a Rivalta in seguito alle soppressioni dell’Ordine del 1782 e conservato nei depositi della parrocchiale. Dopo il restauro, avvenuto nel 2002, il dipinto è stato accolto nella collezione del Museo Diocesano di Mantova. Su questo tema: P. Bertelli, Un ritrovato dipinto dalla chiesa delle Carmelitane scalze di Mantova: appunti su Antonio Brunetti pittore, in “Postumia”, n. 17/2, 2006, pp. 185-215.