Saluto a don Pietro Cavobianchi

Il grazie di una intera comunità

La comunità rivaltese ha reso l’ultimo saluto a don Pietro Cavobianchi

Don Pietro ha concluso la sua fatica terrena e ha consumato il disegno d’amore e di misericordia di Dio Padre. E’ andato incontro alla morte preparato e consapevole che era finito il tempo del suo servizio e giunto il momento per passare al banchetto della gioia eterna. Alla presenza del Vescovo, Monsignor Busti, di Monsignor Caporello, del parroco, don Daniele e di numerosi altri sacerdoti, la comunità di Rivalta ha celebrato con profonda commozione l’Eucarestia, che prima di essere di suffragio per la sua anima, è stata di lode e di ringraziamento a Dio per il dono del sacerdozio e per i lunghi anni dedicati alla sua Chiesa. Monsignor Busti, nell’omelia, ha infatti sottolineato il significato dell’essere sacerdote e dell’esserlo in una parrocchia. E’ un senso che va oltre il tempo e il momento, ma anche oltre lo spazio per essere disponibile ad accompagnare chiunque a crescere nella fede e nei valori cristiani. Ha inoltre richiamato il tema del Battesimo, sacramento che, attraverso il rito dell’immersione, apre il cristiano al dono di sé agli altri e, in questo caso, alla comunità. Il ministero che don Pietro ha svolto in parrocchia per trentadue anni si è sempre contraddistinto per un’attenzione particolare alla Liturgia che desiderava e si impegnava perché fosse sempre solenne nel canto, nei paramenti sacri, come segno di decoro, ma soprattutto di partecipazione consapevole dei fedeli alle varie funzioni liturgiche. Con scrupolosa cura si dedicava alla preparazione dei chierichetti e di chi prestava qualsiasi altro servizio all’altare ed esigeva da loro altrettanto impegno e precisione. Era assiduo nella visita alle famiglie e agli ammalati e a coloro che chiedevano la sua presenza nel bisogno. Pur con carattere riservato e talvolta schivo, riusciva a stabilire relazioni che si sono consolidate nel tempo anche con persone talvolta lontane dall’ambiente parrocchiale. Per molti anni, infatti, gruppi sempre più numerosi di persone hanno partecipato ai viaggi da lui organizzati nelle capitali europee e extraeuropee per condividere momenti di gioia e di svago ma anche per apprezzare insieme i capolavori dell’arte e della natura che ogni città riservava. Amava il bello e il gusto del particolare, così da trovare sempre qualcosa da adattare alla sua chiesa.

Don Pietro ha lasciato anche un testamento spirituale profondo e commovente per coloro che lo hanno conosciuto , un testamento in cui egli sottolinea, prima di tutto, di essere contento di essere stato prete perché “un’esperienza bella e un’avventura straordinaria”.

Ha chiesto anche perdono per le sue mancanze e ha offerto il suo perdono a tutti.

Ha raccomandato l’amore per il Signore e l’amore per la parrocchia, l’amore per il prossimo e l’attenzione per i bambini. Spesso nelle sue omelie, ricordava quanto è importante che i bambini siano educati alla fede e raccomandava ai genitori questo loro dovere, sottolineando che, se questo non fosse rispettato, verrebbe meno anche l’amore tra genitori e figli.

Si è affidato alla Madonna e ha sollecitato la preghiera a Maria, inoltre ha auspicato la pratica del sacramento dell’Unzione degli Infermi come grazia e sollievo nella malattia.

Don Daniele, interpretando i sentimenti di tutta la comunità ha voluto ricordare, proprio attraverso queste parole, la sua testimonianza spirituale e ha ringraziato a nome personale e di tutti i parrocchiani tutti coloro che con premura e discrezione lo hanno aiutato nei momenti più difficili e dolorosi, dal distacco dalla attività in parrocchia alla malattia dell’ultimo periodo.

(Mp)